martedì , 3 Dicembre 2024

Intervista con il Direttore: Luigi Fassi del MAN di Nuoro

Luigi Fassi, classe 1977, nato a Torino, è stato designato lo scorso marzo nuovo direttore del MAN di Nuoro.

Luigi Fassi

Succede a Lorenzo Giusti (dal 2017 chiamato a dirigere il GaMeC di Bergamo) e per tale incarico ha lasciato la direzione del settore arti visive del festival Steirischer Herbst di Graz, ruolo che ricopriva dal 2014. Nel suo curriculum molte importanti esperienze internazionali e un lungo rapporto con la fiera di Artissima, nella sua città, dove è stato per diversi anni curatore della sezione Present Future.

Il MAN, acronimo per Museo d’Arte della Provincia di Nuoro, situato nel centro storico della città sarda, è stato aperto al pubblico del 1999, ospitato all’interno di un edificio di primo novecento. Il primo nucleo della collezione nasce da alcune raccolte pubbliche, un corpus di circa 600 opere, in continua crescita, e annovera i più importanti autori della storia dell’arte sarda dalla fine dell’Ottocento ai nostri giorni. Tra questi Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Francesco Ciusa, Mario Delitala, Carmelo Floris, Maria Lai, Mauro Manca, Costantino Nivola. In attesa della conclusione dei lavori di ampliamento della sede museale, le opere della collezione del MAN sono visibili a rotazione all’interno degli spazi espositivi, affiancati da un fitta programmazione di attività espositiva focalizzata sui nuovi linguaggi dell’arte contemporanea italiana e internazionale, in un rapporto di relazioni proficuo e dialogico con il territorio; l’intento è la valorizzazione del patrimonio attraverso memoria e innovazione, anche in forza della posizione geografica, che ne determina il particolare carattere culturale (l’isola al centro del Mediterraneo come simbolico e concreto coacervo di culture). Un’ottica sperimentativa di qualità già perseguita da Lorenzo Giusti e Cristiana Collu, che diresse il museo dal 1996 al 2012. Abbiamo posto a Luigi Fassi qualche domanda in relazione al suo nuovo prestigioso incarico.

François-Xavier Gbré, veduta dell’installazione presso il MAN

Luigi, puoi brevemente ricordarci come sei approdato, anche da un punto di vista del tuo curriculum studiorum, all’arte contemporanea e alla non facile, perdona il gioco di parole, arte della “curatela”? Quale è stato il momento in cui hai pensato che potesse diventare la tua professione?

La mia formazione è stata filosofica e non storico-artistica e ho sempre avvertito l’importanza del confronto con la storia del pensiero per guardare all’arte. Ho avuto la fortuna di passare gli ultimi due anni di università all’estero, negli atenei di Colonia e a Zurigo e conoscere così da vicino la scena artistica di queste due straordinarie città d’arte, entrambe decisive per le vicende artistiche europee del primo e secondo novecento. A Colonia ho iniziato a collaborare con la galleria di Christian Nagel, ai tempi in cui Nagel esponeva artisti come Kai Althoff, Cosima von Bonin e Josephine Pryde, ma gestiva anche il lascito di Martin Kippenberger. Ed è lì nella Kunstmetropole sul Reno che la scintilla è divenuta fiamma.

Dor Guez, veduta dell’installazione presso il MAN

Hai alle tue spalle un percorso articolato, che comprende diverse importanti esperienze presso musei, fiere (come non ricordare la tua lunga collaborazione con il Premio Present Future per Artissima), festival culturali in ambito nazionale e internazionale. Come si è evoluto in questi ultimi vent’anni, dal tuo punto di vista, l’approccio curatoriale all’arte contemporanea?

La mia fortuna è di aver percorso strade molto diverse tra loro e sperimentato diversissimi modi di praticare la curatela, dalla direzione di un Kunstverein come l’arge kust di Bolzano ai progetti da freelance per musei in Scandinavia, dalle esperienze al Whitney ISP di New York sino ad Artissima e allo Steirischer Herbst Festival di Graz che ha caratterizzato i miei ultimi cinque anni di attività. Alle fine ciò che conta è la qualità del lavoro che sai proporre agli artisti, la facilitazione che dai allo loro sviluppo di idee in forma di opere. Certamente operare per istituzioni molto diverse aiuta a tener viva una progettualità intensa, dove si tratta di reinventare sempre di nuovo i modelli di lavoro, in rapporto a luoghi, pubblici, lingue e culture diverse.

Atelier de typographie I, Imprimerie Nationale, Porto Novo, 2012 Tracks series © François-Xavier Gbré

 

Quale è stato il tuo primo impatto con il MAN di Nuoro? E’ una realtà che conoscevi, che avevi avuto modo di frequentare in passato?

Il MAN negli anni ha costruito una specifica esperienza museale, fatta di particolarità geografica e vivacità progettuale che lo ha posto all’attenzione del pubblico specializzato e dei media. Il mio impatto è stato molto dinamico, ho trovato un museo in ottima salute, in ordine in ogni suo aspetto e, soprattutto, consapevole del suo ruolo e delle sue ulteriori potenzialità. Questi elementi mi hanno permesso di minimizzare il periodo di ambientamento e di poter accelerare nella costruzione del programma, riorientando alcuni aspetti dell’attività del MAN per rendere ancora più ambizioso il suo ruolo di museo di arte contemporanea di ricerca.

Avete recentemente inaugurato tre mostre, due personali e una collettiva a tre: ce ne puoi parlare?

Il nuovo programma si è avviato il 9 di novembre, con due personali e una collettiva. L’idea è che nel programma di novembre emergano le linee guida del MAN per il prossimo futuro, con un’attenzione intensa alla scena artistica mediterranea orientale e a una riflessione sul Mediterraneo e la Sardegna osservate da Sud. Tutto questo accompagnato da un’operatività fatta di commissioni e residenze. Dor Guez, un’artista palestinese-israeliano presenta con Sabir il suo Christian Palestinian Archive, un progetto che sviluppa da alcuni anni e che racconta un’odissea mediterranea dimenticata, quella della comunità cristiano palestinese cui lui appartiene. In mostra c’è poi una grande audio-installazione ambientale commissionata all’artista dal MAN, un’evocazione della storia della sua famiglia sulle rive del Mediterraneo a Jaffa.

Nella seconda penale, Sogno d’oltremare, l’artista franco ivoriano François-Xavier Gbré racconta la Sardegna da una prospettiva africana, tra fallimenti, sfruttamento del suolo e utopie di espansione coloniale. Dopo aver trascorso alcune settimane di residenza sull’isola in partnership con la Sardegna Film Commission, l’artista esporrà un nuovo ciclo fotografico realizzato in Sardegna assieme ad alcuni suoi lavori prodotti in Togo, Senegal, Mali e Benin. Nelle sue opere la differenza tra Africa ed Europa sfuma e i confini perdono definizione, perchè Gbré mostra un Mediterraneo ignoto, nell’intuizione qui stia la chiave per comprendere quanto e come cambierà l’Europa nel prossimo futuro.

Anna Bjerger_Veil_2014_Gallery Magnus Karlsson

Il terzo progetto O Youth and Beauty! è invece una collettiva a tre con Louis Fratino, Anna Bjerger e Waldemar Zimbelmann. È una mostra che vuole continuare e rinnovare l’attenzione del MAN e del suo pubblico per la pittura, ma anziché guardare al passato di questo medium, lo fa mostrando tre giovani artisti che dietro un tratto diretto e sinuoso raccontano la storia della vita quotidiana, i sogni e le inquietudini del presente. La mostra individua così nella forma della pittura un’ipotesi d’interpretazione della soggettività individuale che trasfigura i gesti e le situazioni più prosaiche in una soffusa e sobria inquietudine.

Dor Guez, SABIR, 2011

Puoi anticiparci quale sarà la direzione progettuale del Museo per il prossimo anno?

Come detto, proseguiremo con queste linee guida, guardando anche all’arte moderna (un percorso di ricerca del MAN che continuerà) e coinvolgendo artisti italiani già dai prossimi mesi. Nella nostra attività continuerà a trovare spazio anche la collezione del museo, mediante progetti espositivi che si estenderanno in Regione e non solo a Nuoro.

Per informazioni:

MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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