Proseguirà fino al 20 febbraio la mostra “Giocare a regola d’arte” al Museo della Ceramica di Mondovì: il gioco come strumento educativo, opera d’arte, testimone di vita e memoria.
Il progetto espositivo, curato da Ermanno Tedeschi, in collaborazione con Christiana Fissore, direttrice del Museo di Mondovì, e da Pompeo Vagliani, direttore del MUSLI (Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia) di Torino, fa parte di un programma più ampio, partito nel 2019 da Palermo con la mostra “Bimbumbam”, che prosegue al Mann – Museo Archeologico di Napoli, al Negev Museum di Be’er Sheva in Israele e all’Art Museum – Man di Shanghai.
I giocattoli, le opere d’arte, i libri, i fumetti e le fotografie selezionati dai curatori dialogano con gli spazi del Momuc, coinvolgendo i visitatori in un percorso divertente e interattivo alla scoperta del concetto stesso del “GIOCARE”: sapere divertirsi, conservare un gioco, apprezzarlo in tutte le sue forme. La mostra si articola in sei sezioni: il gioco come mezzo per tramandare la memoria: Matilde e l’ospedale delle bambole; il gioco di tornare bambini: la piazza di Mondovì e le bimbe di Margherita Grassellarte o gioco? Entrambi; il gioco per diventare grandi: il gioco che educa, il gioco per tornare bambini; il gioco semplice; la stanza dei giochi: il gioco degli adulti. Sono inoltre affrontati alcuni focus specifici: Topolino, Pinocchio (in prestito alcune opere del maestro Ezio Gribaudo che ha dedicato molte delle sue opere al celevre burattino), il gioco degli Scacchi, il gioco d’azzardo contrapposto al gioco del risparmio.
Le relazioni tra il gioco e l’arte sono evidenziate da una settantina di opere, che spaziano dalla pittura alla scultura. Particolare attenzione agli artisti che trattano il tema del gioco utilizzando la ceramica come mezzo di espressione. Si va dal raku alla terracotta, dal paper clay, alla porcellana. La serie di “giochi di ruolo” provenienti dal Musli prende spunto da una nota e preziosa ceramica Essevi di Enrico Vacchetti (1935 circa) presente al Museo, e raffigurante la bella lavanderina.
Il pezzo più interessante è un lavatoio giocattolo italiano di fine Ottocento di produzione artigianale in legno e zinco che, in scala mignon, riproduce un lavatoio reale, perfettamente funzionante, in modo che la bimba, giocando, imparava a lavare veramente. Non poteva mancare il collegamento tra la produzione di servizi di piatti di Mondovì e il gioco molto diffuso del “servizio di piatti” per le bambole, di cui sono esposti alla Mostra interessanti esemplari. Dal Musli provengono, poi, preziosi volumi francesi, inglesi e italiani di Otto e Novecento che raffigurano bambine intente nel gioco con le bambole. Altri giochi storici giungono dal Museo Rocca de’ Baldi. Esposte anche le bambole della collezione della lucchese Renata Frediani e alcune Lenci in stoffa e in ceramica.
Nell’ambito della mostra una sezione speciale è dedicata alla storia del chiodino Quercetti che, partendo dallo storico Coloredo e passando per il classico Fantacolor, arriva fino all’ultimo nato, il Pixel Art. Il visitatore, che avrà a disposizione migliaia di chiodini colorati, sarà invitato ad inserirli in autonomia nelle tavolette traforate appese a muro, al fine di riprodurre l’immagine del gallo, simbolo di Mondovì e del Museo della Ceramica. La figura sarà composta man mano da ogni visitatore, che diverrà artefice di un’opera di Pixel Art partecipata. Bambini e ragazzi, sotto la guida di personale qualificato, potranno partecipare ad un laboratorio in cui la creta e i famosi chiodini Quercetti saranno utilizzati per creare inediti mosaici colorati.
PER INFO