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Gli Artisti e le opere: Leonardo Bistolfi, “La Bellezza liberata dalla materia”, 1906

Leonardo Bistolfi, “La Bellezza liberata dalla materia”, 1906

marmo bianco di Carrara, 51 x 48 x 29 cm.

La Bellezza liberata dalla materia” (1906), monumento funebre dedicato a Giovanni Segantini, oggi collocata di fronte al mausoleo del grande pittore a Majola, in Svizzera, è una delle opere più celebri del grande scultore casalese Leonardo Bistolfi: l’artista ne realizzò diversi modelli preparatori, in gesso, marmo e bronzo, focalizzando l’attenzione in particolare sullo studio della testa e del volto della giovane fanciulla che rappresenta l’idea stessa di Bellezza, toccando uno dei suoi vertici in termini di qualità esecutiva, tecnica, resa materica, come si evince in particolare negli esemplari in marmo di Carrara.

 

Leonardo Bistolfi nasce a Casale Monferrato nel 1859 da Giovanni, intagliatore e scultore. Nel 1876 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove conosce il maestro Giosuè Argenti. Nel 1880 frequenta  l’Accademia Albertina di Torino: il Maestro Odoardo Tabacchi lo congeda dopo poco tempo ritenendolo ormai tecnicamente maturo. Nel 1881 Bistolfi aveva già avviato un piccolo studio di scultura nel centro di Torino; parallelamente continua a dedicarsi alla pittura – specialmente di paesaggio – pratica che continuerà ad esercitare tutta la vita.

Le prime opere scultoree (Le lavandaieTramontoVesperoBoaroGli amanti), eseguite tra il 1880 e il 1885, risentono di un tono improntato al verismo appreso nell’ambiente scapigliato milanese. Nel 1882 realizza L’angelo della Morte per la tomba Brayda al Cimitero monumentale di Torino e il busto di Antonio Fontanesi (1883) per l’Accademia Albertina, indirizzandosi verso la ritrattistica e il monumento funebre caratterizzati da un gusto che dal realismo  migra progressivamente verso un più delicato simbolismo, che negli anni a seguire diventerà la cifra peculiare della sua arte.

Da questo momento Bistolfi esegue numerosi busti, medaglie e ritratti di personaggi illustri (tra gli altri Lorenzo Delleani,  Urbano Rattazzi a Casale Monferrato, Vittorio Emanuele II,  Cesare Lombroso, Edmondo De Amicis). Altrettanto prolifica la realizzazione di monumenti funerari – statue e rilievi – realizzati tra il 1892 e il 1908, produzione a cui si lega in gran parte la sua fama e che gli valse l’appellativo di “poeta della morte” per la sua capacità di trattare il tema con spiccata sensibilità e un soffuso spiritualismo.

Tra i monumenti funebri si ricordano il grande crocefisso per la famiglia Brayda a Villarbasse, poi replicato in molte versioni,  La Sfinge – tomba Pansa a Cuneo, terminata nel 1892, la tomba Grandis a Borgo S.Dalmazzo, la tomba Vochieri a Frascarolo Lomellina, Heirschel-De Minerbi a Belgirate, tomba Bauer e tomba Orsini a Genova. Uno dei suoi capolavori è la tomba della famiglia Toscanini nel Cimitero Monumentale di Milano; nello stesso cimitero realizza la tomba di Erminia Cairati Vogt. Nel 1902 lo scultore realizza il manifesto per l’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna di Torino. Sempre nel primo decennio del Novecento scolpisce il gruppo marmoreo La Croce per la tomba Orsini nel cimitero di Genova, di cui esiste una copia nella chiesa di San Domenico ad Alba. Nel 1905, alla sua quarta partecipazione alla biennale di Venezia, gli viene dedicata un’intera sala con oltre venti opere a cui Gabriele D’Annunzio, ammirato, dedica una poesia.

Dal 1912 allestisce nella sua villa a La Loggia un atelier dove riceve allievi e ammiratori; la sua produzione artistica subisce un rallentamento nel primo dopoguerra: pur non abbandonando la scultura, Bistolfi coltiva numerose altre attività tra cui la musica e la produzione letteraria. Nel 1923 viene nominato senatore del Regno d’Italia. Muore a La Loggia nel 1933. La maggior parte delle sue opere è oggi conservata alla Gipsoteca Leonardo Bistolfi di Casale Monferrato.

Affascinante la storia di una delle sue opere più celebri “La Bellezza liberata dalla materia”, monumento funebre dedicato all’amico pittore Giovanni Segantini, nota anche come La bellezza che esce dalla montagna, o Alpe, oggi collocata di fronte al mausoleo di Segantini a Majola, in Svizzera. Giovanni Segantini, massimo esponente della corrente divisionista, muore prematuramente nel settembre 1899 a Schalfberg, mentre era intento al famoso Trittico della Natura, oggi conservato al Museo Segantini a St. Moritz. Sul Corriere della Sera il critico Ugo Ojetti propose una sottoscrizione per un monumento da collocare sulla tomba del pittore: la scelta cadde naturalmente su Bistolfi poiché noti erano i rapporti di reciproca stima tra i due. La scultura ebbe una lunga gestazione prima di giungere alla versione definitiva: gli studiosi hanno accertato e documentato ben 18 studi preparatori, modelli in gesso, studi della testa o del busto in marmo bianco di Carrara e cinque copie in bronzo tratte da modelli specifici, tutte opere collocabili cronologicamente tra il 1900 e il 1906, data della consegna del monumento.

ph. credit engadina.ch

La statua rappresenta una giovane figura femminile che emerge – letteralmente – dalla roccia da cui sembrava essere trattenuta, un modello stilistico prossimo alla poetica michelangiolesca della scultura liberata dal marmo in cui la figura appare in tutta la sua Bellezza, priva di qualunque orpello e quindi Assoluta. 

La testa e il volto sono certamente la parte del monumento alla quale lo scultore si dedicò con maggiore impegno, un volto di donna quasi frontale, con una leggera torsione verso sinistra, gli occhi chiusi, il sorriso appena accennato, i capelli che, come un’aura, si confondono con il materiale retrostante. Un volto che è di donna in atteggiamento sognante e fiero ma che rappresenta efficacemente un’Ideale di grazia, a cui il nitore e il candore del marmo conferiscono la lucentezza e la sericità di un giovane corpo senza tempo, sereno e bellissimo.

Lo stesso Bistolfi in una lettera così ne parla […] La mia povera figura ch’io con amoroso e fatticato sforzo, volli balzante dalla roccia, come d’impeto del desiderio della bellezza, l’anima non moritura di Giovanni Segantini, lanciato verso il grande sogno dei suoi grandi orizzonti […] (Leonardo Bistolfi a O. Brentani, 18 agosto 1908)

 “La Bellezza liberata dalla materia”, proveniente da collezione privata, sarà presentato alla Asta di Sculture di Sant’Agostino Case d’Aste il prossimo 15 dicembre 2020.

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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