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Cosimo Veneziano e il suo BIOMEGA Multiverso da CAMERA

Sino al 29 marzo in mostra nella Project Room di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia BIOMEGA Multiverso di Cosimo Veneziano, a cura di Beatrice Zanelli (ARTECO) e Vincenzo Estremo.

Cosimo Veneziano Biomega Multiverso, 2019 serigrafia su tela, particolare ph. Matilde Martino

La mostra è parte del progetto BIOMEGA iniziato nel 2018 con il sostegno della Compagnia di San Paolo, nell’ambito del Bando ORA! Produzioni di Cultura Contemporanea. Per l’appuntamento a CAMERA l’artista ha proposto una specifica riflessione sulle immagini e sulla loro percezione: in collaborazione con il Brain Lab. Dipartimento di Neuroscienze dell’Università IULM di Milano, ha realizzato nell’ultimo anno un lavoro transdisciplinare sull’uso delle biotecnologie in ambito agroalimentare, per riflettere sulle procedure di acquisto dei consumatori, oggetto di studio del neuromarketing.

Cosimo Veneziano Biomega Multiverso, 2019 ricamo su tela, particolare ph. Matilde Martino

La pratica di Cosimo Veneziano dimostra la fondante multidisciplinarietà del suo agire artistico, la necessità di utilizzare liberamente diversi media, identificando, di volta in volta, quelli più adatti a incarnare, e a rendere visibile, l’orizzonte concettuale dal quale prende avvio. BIOMEGA nasce dall’incontro dell’artista, in occasione della residenza presso Guilmi Art Project (2016), con l’agricoltore “per scelta” Filippo Racciatti, che da alcuni anni raccoglie e seleziona semi con l’intento di creare un archivio di piante non geneticamente modificate. A partire da una riflessione su temi e pratiche di attualità come collective farming, orti urbani e riorganizzazione comunitaria della produzione agricola, il progetto si muove proprio all’interno della ricca relazione tra arte e natura, binomio che negli ultimi anni si è espresso anche come strumento critico in grado di individuare e porre in dubbio la genealogia dei rapporti esistenti tra le coltivazioni e i modi della globalizzazione.
L’artista, nel condurre la propria ricerca, ha coinvolto in un ricco ciclo di incontri, numerose voci esperte con l’intenzione di tracciare una prima cartografia cross-disciplinare, che si interroghi sulla “teoria collettiva del vedere”. L’artista concentra in questo modo la sua indagine sul peso che il contesto culturale del singolo riveste nella propria visione del mondo e individua consuetudini che relegano ciascuno di noi al ruolo quotidiano di spettatore, ponendo in dubbio le scelte di consumatore, spesso compiute sulla base di immaginari lontani dalla realtà.

Cosimo Veneziano Biomega Multiverso, 2019 serigrafia su tela, particolare ph. Matilde Martino

 

Partendo da queste indagini, Veneziano ha realizzato per CAMERA BIOMEGA Multiverso, un’installazione composta da serigrafie e ricami su tessuto, in dialogo con una coppia inedita di vasi in ceramica. Le sculture sono state realizzate con la tecnica dell’ingobbio a partire dall’osservazione di una fotografia di un oggetto legato alla tradizione agricola, di cui si è perso l’uso, archiviata presso la Fondazione Museo Ettore Guatelli di Ozzano Taro Collecchio (PR). L’intero lavoro riflette sulla percezione visiva, con l’obiettivo di indurre il visitatore a interrogarsi su quanto essa possa influire sulle sue scelte quotidiane di fruitore e consumatore, e della sua attuale applicazione nel campo delle neuroscienze,  capire come lavorano i nostri occhi per mappare i nostri desideri: dati ultra sensibili che le aziende usano e che l’arte mette a nudo.

Cosimo Veneziano Biomega Stock photo (insalata)

Tecniche artistiche tradizionali, quali la serigrafia e il ricamo, sono poste a confronto con le nuove tecnologie. È infatti attraverso l’utilizzo dell’eye tracker, usato dai laboratori di neuromarketing per tracciare i movimenti oculari automatici e continui, che Veneziano conduce lo spettatore verso nuove letture del visibile. In una condizione di globalità dell’immagine, la fotografia e la relativa storia si inseriscono in un regime visuale e percettivo più ampio nel quale produzione, circolazione e distribuzione delle fotografie costituiscono una rappresentazione iconica che rivela come i saperi vengano veicolati dalle immagini. L’attenzione verso tecnologia e neuroscienza porta chi osserva ad indagare l’immagine nella sua grammatica, nell’intrigante tentativo di comprendere cosa si nasconda dietro il visibile e il rappresentabile, attraverso la rappresentazione dell’invisibile. L’opera, studiandone i codici, analizza l’espressione culturale della fotografia. Quest’ultima svela quelle forme emozionali e biologiche che guidano, orientano e talvolta influenzano la conoscenza.

Cosimo Veneziano Biomega Multiverso, 2019 ricamo su tela, particolare ph. Matilde Martino

 

Veneziano reinterpreta alcune caratteristiche primarie della disciplina fotografica: la costituzione di un archivio e i meccanismi di comunicazione della società di massa. È proprio a partire da un archivio di immagini – stock photos – generalmente utilizzate dalle agenzie di comunicazione per la realizzazione della pubblicità di prodotti alimentari, in particolare di frutta e verdura, attraverso un lavoro di stilizzazione, che l’artista realizza le sue stampe serigrafiche. «[…] È qui che interviene l’azione – artistica – di Veneziano, che si appropria delle immagini funzionali, le manipola, ne smonta i meccanismi operativi, e infine le sottopone a un processo di trasformazione che le priva del significato originario e apparentemente le traspone sul piano della pura contemplazione formale (le linee astratte che compongono l’altra faccia del pannello), ottenuta modificando anche la tecnica di realizzazione dell’immagine stessa» – introduce Walter Guadagnini. «Veneziano compie dunque un’operazione duplice: da un lato, agisce sulle immagini originarie come le immagini originarie agiscono sul potenziale osservatore, cioè forzandone la visione, sostanzialmente ingannandole, portandole sul terreno scelto da lui, svelandone così la natura ambigua; dall’altro, con i passaggi dalla fotografia alla serigrafia, al ricamo affievolisce il potere legato alla riproducibilità dell’immagine e alla sua apparente neutralità e oggettività, riportando il centro del discorso nell’ambito della singolarità, di una persino paradossale artigianalità che non si presenta come antistorica, ma piuttosto come momento di sospensione di un flusso acritico, invito a una pausa finalizzata alla riflessione sul presente, e non alla fuga da esso […]».

 

BIOMEGA interconnette così arte contemporanea, neuroscienze, antropologia e scienze della terra in un percorso articolato che tocca aspetti culturali, sociologici e politico-economici della nostra società, proponendosi come dispositivo culturale critico per uno sviluppo consapevole del territorio. In concomitanza con la mostra, il 5 marzo 2020 alle ore 18.30, sempre presso CAMERA, l’artista dialogherà con Walter Guadagnini e sarà l’occasione per presentare il volume BIOMEGA Multiverso, a cura di Beatrice Zanelli, dedicato all’intero progetto e pubblicato da NERO EDITIONS. Successivamente, l’opera sarà presentata presso il Contemporary Art Center M17 di Kiev (estate 2020), con la curatela di Lisa Parola e nel settembre 2020 il lavoro verrà acquisito dal MUFOCO – Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (MI), al fine di accrescere la sua collezione museale permanente.

 

Cosimo Veneziano (Moncalieri, 1983) vive e lavora a Torino dove ha co-fondato la residenza Internazionale Progetto Diogene, nata nel 2007. La sua pratica è caratterizzata da un’ampia attività di ricerca e workshop legata alla lettura degli archivi e si focalizza sullo sviluppo della scultura e del disegno in stretta correlazione con i luoghi che li hanno ispirati. Tra le mostre personali si ricordano: Rompi la finestra e ruba i frammenti!, AlbumArte, Roma, 2018; Petrolio, MEF – Museo Ettore Fico, Torino, 2016; Verso occidente l’impero dirige il suo corso, Galleria Alberto Peola, Torino, 2014; Monochrome, Villa Strauli, Winterthur, 2015; Los contrabandistas copiaron una escultura de mucho valor, Lugar a Dudas, Cali (Colombia), 2013; Cattedrale, Careof DOCVA, Milano, 2013; L’epoca delle passioni tristi, Tirana Institute for Contemporary Art, Tirana, 2011. Oltre ad aver partecipato anche a numerose mostre collettive, la sua produzione si è sviluppata verso l’ideazione di opere nello spazio pubblico, tra le quali il monumento dedicato a Pinot Gallizio e Constant ad Alba (2016), i progetti per Nuovi Committenti a Rovigo (2017) e Dencity a Milano (2015). L’artista è rappresentato dalla Galleria Alberto Peola di Torino.

ARTECO dal 2010 opera nel campo della valorizzazione del patrimonio storico-artistico inteso come un insieme organico di opere, espressione del territorio che le ha prodotte, e in quanto tale elemento portante della società civile. Opera, rivolgendosi soprattutto alle nuove generazioni, sviluppando progetti curatoriali, ricerche storico-artistiche e attività di educazione al patrimonio. www.associazionearteco.it

 

 

Per info

BIOMEGA Multiverso

CAMERA_Centro Italiano per la Fotografia

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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