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Opporre Opposizione_poesia visiva

Opporre Opposizione
Opporre Opposizione

Si svolgerà da sabato 4 marzo 2017 con inaugurazione dalle ore 18,00, presso l’Atelier_108 di Cecilia Gattullo e Piera Romeo, in Via Nizza 108 a Torino, “OPPORRE OPPOSIZIONE – Mostra di Poesia Visiva”, esposizione nell’Atelier di Cecilia Gattullo e Piera Romeo sino al 10 marzo. Presentiamo qui il testo di presentazione di Enrica Merlo, curatrice.

OPPORRE OPPOSIZIONE, che cos’è, e perché? Il progetto è stato pensato da “NEUTOPIA – Piano di fuga dalla rete” collettivo che fa buon uso del web ma vorrebbe far tornare -in questo caso la poesia- cosa tangibile/palpabile, non solo condivisibile sulla rete; per questo stanno realizzando una rivista cartacea autoprodotta.
Esporranno alla mostra Chiara De Cillis, Davide Galipo’, ed Elisa C.G. Camurati. Durante l’inaugurazione saranno presenti Charlie D. Nan, Francesco Salmeri, Giovanni S. Schiavone, Davide Galipo’, Chiara De Cillis ed altri, a performare alcuni loro scritti. Meravigliosa interazione tra generazioni ed arti sarà quella con Renata Bolognesi che sonorizzerà alcune opere dei tre poeti/artisti, protagonisti dell’esposizione.
La mostra Opporre Opposizione sarà curata da Enrica Merlo, Davide Galipo’, Chiara De Cillis, Elisa C. G. Camurati, Cecilia Gattullo e Piera Romeo.

L’esposizione vuole essere un concreto omaggio a SARENCO, recentemente scomparso. La mostra ed i ragazzi del collettivo saranno presentati dal Critico/Poeta/Creativo Ivan Fassio.
L’inaugurazione verrà accompagnata da un aperitivo per sostenere il collettivo ed il loro progetto editoriale cartaceo, quindi, interveniamo numerosi a sostenere questi giovani con un ammirevole senso del fattivo impegno culturale.

Opporre Opposizione
Induzione Teorico-Creativa di Ivan Fassio per l’operazione visiva di Elisa Camurati, Chiara De Cillis, Davide Galipò, Enrica Merlo, Renata Bolognesi e per lo spazio di Cecilia Gattullo e Piera Romeo

La fotografia ci obbliga a riprenderci, per riconoscerci, anche se ritagliata da un giornale, per quotidiana opposizione allo scorrimento logico, imposto necessario, in comoda abitudine: così ci lega al nostro io, cauta libertà. Di noi rimane appena, tuttavia, il ritratto sbiadito, mal incorniciato, in sospensione lenta, temporale. Ammaccati, siamo costretti a disfarci delle figure, a stare fermi, in precarietà, a rimuginare.

La ricerca intellettuale per l’estetica novità ci acceca di fronte all’intrinseca bellezza, quale atto di viltà: creatività, sentimento, verità? Occorre scegliere una via e raccogliere la forza. Poi, colmi di energie, potremo dire. L’autore e il lettore sono ormai legati da un’incomprensione giocosa, che non dà vertigine soltanto se ci si lascia abbandonare: ciò che ci legge e ci scrive è il tassello mancante: la pura sostanza, la preziosa inanità.

Una musica soddisfa un’esigenza, talvolta. E il desiderio genera i sogni, le azioni e i bisogni, necessità dipendenza. Per questo, è nato lo spartito, in quanto spirito segnico, senso grafico verso esecuzione, quasi alchemica trasformazione in progresso e a ritroso. Limite verbale, infine, per germogliazione di capacità, talento, irraggiungibile perfezione.

La produzione di significato ci fa capire che la scelta è una scheggia di mina utile a ferire ed uccidere altri dai caduti sul campo. Fuori da noi, la battaglia è una distesa di erica. Si ride così – lo slancio rinnovato – di guerra come di un fiore, tra gli steli delle parole, sostegno dei petali: capriole sul prato.

Il potere delle coincidenze risulta e risalta dall’isteria collettiva che, volenti, rispecchiamo e, nolenti, riassorbiamo e rigettiamo. Cammineremmo a testa in giù, sul soffitto della rimessa in cui viviamo, pur di guarire dalla malattia. E l’indomani sapremmo ripartire con un misto di sorpresa e di terrore. I poeti sono spaventati, provando un tale movimento sussultorio. Scrollati dai ponti delle idee, affacciati alle balaustre del terremoto. Tenendo duro, restano, nella peggiore delle ipotesi, in quanto tramiti della tensione, i fili che depositano al sicuro la corrente: crasi minima evidente.

Un giorno la produzione supererà di gran lunga ogni necessità e l’uomo ne avrà abbastanza: s’accorgerà della vita, che lui stesso aveva scordato quando l’incubo del lavoro l’aveva soggiogato, assuefatto. Allora, l’arte sarà esistenza e niente di più – fare, disfare per nascere, crescere, amare, morire.
Le curve son lunghe. La Storia è una strada? Portiamo con noi una manciata d’immagini, originali, stampate, copiate, dattiloscritte, tirate in illimitata probabilità. Spendiamole bene per l’ultima volta. Non piangiamo, abbracciamoci, ché tanto son rose: di tutti i colori.
(Ivan Fassio)

About Ivan Fassio

Poeta, scrittore, curatore d'arte contemporanea.

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